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LA DEPRESSIONE

(dr.ssa Anna Comacchio, Psiconet)

 

Depressione e disturbi dell'affettività

Cause

Depressione maggiore

Depressione cronica

Depressione reattiva

 

La depressione e i disturbi dell'affettività in generale

Caratteristica principale di questi disturbi è l'alterazione del tono dell'umore, o nel senso dell'euforia (stati maniacali), o in quello della tristezza (stati depressivi). A volte i due quadri psicopatologici (mania e depressione) si presentano associati, in un continuo alternarsi di episodi maniacali e depressivi intervallati da periodi più o meno lunghi di normalità, come nel caso del disturbo bipolare e di quello ciclotimico. Si distinguono in: primari, quando il disturbo dell'affettività risulta essere, se non l'unico, il problema principale; e secondari, cioè correlati ad altre condizioni come malattie organiche,altri disturbi psichiatrici, l'assunzione di farmaci, l'uso o abuso di sostanze. Non si può inoltre trascurare il fatto che alcune alterazioni dell'umore esistono come "normali", in conseguenza, ad esempio, di situazioni stressanti, frustrazioni, perdite, delusioni o comuni fluttuazioni, anche quotidiane, dello stato d'animo. I disturbi primari comprendono i disturbi cosiddetti unipolari e bipolari. Nei primi l'alterazione dell'umore assume un'unica direzione, o verso l'esaltazione o verso l'abbattimento. Rientrano in tale suddivisione la mania e la depressione maggiore, cronica e reattiva. I disturbi bipolari sono quei quadri in cui l'affettività oscilla tra i due poli dell'euforia e della depressione. Rientrano in tale categoria la ciclotimia e il disturbo bipolare di I e II tipo.

 

Cause

Diverse teorie psicologiche hanno elaborato diverse concezioni per spiegare l'insorgenza dei Disturbi dell'affettività, enfatizzando ora fattori psicologici ora fisiologici, ora ereditari. La tendenza attuale è quella di considerare uno schema eziopatogenetico multifattoriale, che vede implicati molteplici aspetti:

-eredo-genetici: gli studi condotti, considerati nel loro complesso, suggeriscono che vi sia una predisposizione erditaria alla depressione maggiore, avendo riscontrato una maggiore probabilità di sviluppo di tale disturbo in famiglie con uno o più parenti depressi.

-costituzionali: intesi come predisposizione di personalità. Tra questi troviamo tratti di carattere come la difficoltà ad affermarsi, la scarsa fiducia nelle proprie capacità, instabilità emotiva, asocialità, preoccupazione per il proprio stato di salute, sentirsi perseguitati da un destino avverso.

-biologico-metabolici: ad es., disfunzioni ormonali, alterazioni del funzionamento di neurotrasmettitori, in particolare la noradrenalina e la serotonina, alterazioni organiche o metaboliche,..

-psicologici: tra cui si individuano tratti e caratteristiche di personalità predisponenti, fattori familiari (educazione, cultura, modalità di relazione ed interazione) ed i traumi conseguenti ad eventi a forte carica emotiva o a particolare significato affettivo che possono funzionare da fattore scatenante la malattia oppure precipitante (di una situazione già precaria) o emergente (di una situazione preesistente in modo latente).Fra i principali fattori traumatizzanti ricordiamo le perdite di persone significative (morte o abbandono), o di status o ruolo (pensionamento, licenziamento,..), o ancora, importanti delusioni, frustrazioni, fallimenti.

-socio-ambientali: oltre ad eventi traumatici ed al ruolo della famiglia, risulta importante il supporto e il sostegno che l'individuo riceve dalla società nel superare o mitigare le conseguenze degli "stress".

 

La depressione maggiore

Gli stati depressivi sono fra le malattie più comuni. Secondo alcune stime il 20-30% degli adulti va incontro ad almeno un episodio di depressione nel corso della loro vita. L'aspetto fondamentale di questa sindrome è un sentimento di tristezza, melanconia, desolazione; un senso di vuoto interiore e di impotenza. La visione del mondo e della vita assume toni negativi e pessimistici e il tono dell'umore scivola verso l'indifferenza, l'apatia, l'abulia. Nella maggior parte dei casi si associa alla depressione uno stato d'ansia più o meno marcato, spesso accompagnato da sensazioni somatiche, ad esempio di nodo alla gola, peso nello stomaco, cerchio alla testa, etc. Generalmente questa sindrome si presenta in forma episodica; può trattarsi di un unico episodio nella vita del paziente o di una forma ricorrente (più episodi depressivi intervallati da un periodo di normalità) od infine può essere inserita in un disturbo bipolare (vedi) in cui gli episodi di depressione si alternano ad episodi maniacali od ipomaniacali (vedi). La depressione maggiore può essere confusa con il disturbo distimico, infatti le due sindromi condividono sintomi e caratteristche simili in termini di insorgenza, durata e frequenza. In genere il disturbo distimico si differenzia dalla depressione maggiore per la presenza di una sintomatologia depressiva di gravità minore ma costante per anni e persistente. I sintomi che definiscono la depressione maggiore sono:

-umore depresso

-perdita dell'appetito con conseguente perdita di peso, oppure aumento del desiderio di mangiare, soprattutto cibi dolci

-disturbi del sonno: insonnia (difficoltà ad addormentarsi, ripetuti risvegli notturni o risveglio precoce al mattino) o ipersonnia (intenso desiderio o bisogno di dormire a lungo)

-rallentamento o agitazione psicomotoria (ad es., rallentamento dei movimenti, dell'eloquio; oppure incapacità a stare fermi, rilassati, con continui movimenti delle mani e/o del corpo)

-perdita di interesse e piacere per le normali attività - senso di stanchezza o spossatezza, mancanza di energia

-concetto di sé negativo, perdita di autostima; sentimenti di colpa ed indegnità

-difficoltà di concentrazione e attenzione; indecisione

-pensieri ricorrenti di morte, idee di suicidio, che possono tradursi in effettivi tentativi di togliersi la vita.

 

Insorgenza e decorso

Statisticamente l'età media d'insorgenza si aggira tra i 25 e i 30 anni, anche se può emergere ad ogni età. Il decorso è variabile, può trattarsi di un unico episodio o di episodi isolati e separati da periodi di molti anni senza alcuna sintomatologia depressiva, oppure di una serie di episodi ravvicinati nel tempo. Anche la loro durata è variabile, generalmente un episodio non trattato dura in media 6 mesi o più, indipendentemente dall'età di insorgenza. Nella maggioranza dei casi si verifica una remissione completa dei sintomi e l'episodio non comporta alcun deterioramento rispetto al livello di funzionamento psichico precedente.

 

Terapia

Come per la maggior parte dei disturbi psichiatrici, La terapia della depressione maggiore si caratterizza per l'integrazione di diversi interventi mirati ad affrontare la patologia nei suoi diversi aspetti. I principali sono:

-terapia farmacologica: è oggi disponibile un'ampia varietà di farmaci antidepressivi che si suddividono in tre grandi categorie: triciclici (imipramina, clomipramina, amitriptilina,..), IMAO (inibitori della monoaminaossidasi), e gli antidepressivi di nuova generazione (fluoxetina, maprotilina,..) che possono avere azione stimolante o sedativa o esercitare un'azione combinata. La scelta del farmaco va studiata individualmente a seconda del quadro clinico, della tolleranza soggettiva, delle controindicazioni e degli effetti collaterali osservati.

-psicoterapia: che può spaziare dal sostegno psicologico alla psicoterapia individuale, di gruppo, familiare, di coppia, a seconda delle esigenze e peculiarità di ogni singolo paziente. In particolare dovrebbero essere garantite adeguate misure di assistenza e controllo se il rischio di suicidio si rivela elevato.

-trattamento medico ambulatoriale: per fornire un'adeguata informazione e chiarificazione sul significato del disturbo e le sue caratteristiche cliniche, sull'eventuale prescrizione di psicofarmaci, sulla loro azione ed effetti collaterali.

-ospedalizzazione: si rende necessaria in condizioni di elevata gravità della sintomatologia; di mancato supporto familiare, sociale o ambientale; o nel caso in cui il rischio di suicidio sia allarmante.

-elettro-shock terapia: oggi applicata assai raramente e soltanto nelle forme più gravi (fortemente agitate od inibite) e resistenti alla terapia farmacologica.

 

La depressione cronica (o nevrosi depressiva)

Anche in questa forma il sintomo fondamentale è la depressione dell'umore, ma l'esperienza di tristezza vissuta è più integrata agli avvenimenti attuali e più legata alla storia di vita del paziente, che anziché avere un decorso episodico è relativamente persistente, con andamento a volte intermittente ed irregolare, ma con intervalli di normalità relativamente brevi. Inoltre il quadro sintomatologico non è così grave come nella Depressione Maggiore; in particolare si differenzia da quest'ultima per: - La depressione è generalmente meno profonda e si fa più intensa nelle ore serali anziché al mattino; il senso di tristezza e desolazione è più simile a quello reattivo di una perdita che a quello endogeno che caratterizza l'episodio di Depressione maggiore - sintomatologia più varia - le funzioni psicomotorie psicomotorie non raggiungono mai alterazioni marcate - c'è maggior dipendenza e reattività a situazioni esterne ed ambientali - la durata è variabile e l'andamento è più cronico, non a fasi o ad episodi veri e propri.

 

Insorgenza e decorso

La depressione nevrotica può avere una comparsa in età tardiva o tarda adolescenza e può insorgere come forma depressiva primaria oppure secondariamente a precedenti disturbi psichiatrici. In genere l'inizio è difficile da individuare, essendo, nella maggior parte dei casi, insidioso e progressivo. Il decorso è tipicamente piuttosto lungo e variabile. Possono esserci miglioramenti o guarigioni spontanee o in seguito a terapia così come aggravamenti, con o senza terapia, fino a cronicizzarsi, che possono assumere la struttura degli stati depressivi di origine interna, come la depressione Maggiore. Fattori esterni, ambientali (ad es., familiari, relazionali, sociali) possono favorire il miglioramento o il peggioramento del quadro clinico.

 

Terapia

Come terapia farmacologica si usano principalmente farmaci antidepressivi e/o benzodiazepine, che risultano particolarmente efficaci quando prevalgono i sintomi ansiosi. Un approccio psicoterapico o una vera e propria psicoterapia (individuale, di coppia, familiare, di gruppo,..) sono importanti per la possibilità di fornire al paziente il sostegno necessario ad affrontare la situazione e a superare lo stress cui è sottoposto, ma anche per fornire un aiuto più incisivo, dalla riduzione dei sintomi al superamento del disagio. A volte il ricovero in una struttura psichiatrica si rivela necessario, ad esempio quando c'è il pericolo di suicidio o una grave compromissione dell'Io, oppure se la gravità della malattia compromette l'autosufficienza del malato, soprattutto se non c'è un adeguato sostegno familiare o ambientale.

 

La depressione reattiva

Si tratta di uno stato depressivo strettamente legato ad un avvenimento doloroso (ad es., lutto, perdita, sconfitta, disturbi fisici,..) ma con un'intensità e durata sproporzionate rispetto alla "normale" reazione di fronte a simili eventi. Elemento principale che caratterizza questo disturbo è un sentimento di tristezza vissuta a livello cosciente e con forte partecipazione emotiva. Generalmente non si presentano la perdita di autostima, sensi di colpa o di inadeguatezza (se non realistici) ed i contenuti del pensiero è direttamente legato a quello dell'avvenimento scatenante. Non è sempre facile distinguere questo tipo di depressione da quella nevrotica, poiché chi soffre di quest'ultima forma tende a reagire in senso depressivo di fronte a situazioni ed eventi stressanti. La differenziazione si basa principalmente sulla diretta ed inequivocabile connessione tra l'inizio della sintomatologia e l'evento scatenante.

 

Insorgenza e decorso

In genere l'inizio è acuto e strettamente legato ad un avvenimento stressante. Tanto la sintomatologia quanto il decorso e la prognosi hanno caratteristiche variabili da quadri clinici di lieve entità e breve durata, a forme la cui gravità e profondità raggiungono i limiti di un episodio di depressione endogena (di origine interna), a forme che tendono a cronicizzarsi. L'andamento della patologia sembra dipendere più dalla struttura di base della personalità e dal significato emotivo soggettivo del trauma, che dalla sua oggettiva entità e durata.

 

Terapia

In questo tipo di disturbo il trattamento è prevalentemente, se non esclusivamente, psicoterapeutico e lo scopo principale è quello di favorire una normale reazione all'evento doloroso scatenante. Tendenzialmente si evita un intervento farmacologico che potrebbe rivelarsi dannoso sia perchè può instaurare una dipendenza "psicologica" sia perché può dare assuefazione. Per questo tipo di disturbo, la maggior parte degli autori ritiene superfluo l'uso di farmaci antidepressivi (triciclici e non), a meno che il quadro clinico non assuma le caratteristiche di un grave disturbo depressivo. A volte può essere necessario l'uso di ipnoinducenti (quando i disturbi del sonno sono persistenti ed invalidanti) e/o di ansiolitici, se il livello di ansia, tensione, irrequietezza compromettono la capacità di affrontare le esigenze ed i problemi quotidiani. Inoltre è importante individuare il rischio di suicidio o di complicazioni psichiatriche (alcoolismo, farmacodipendenza,..) per adottare tempestive misure terapeutiche e, se possibile, preventive. In alcuni casi può essere necessario ricorrere al ricovero in una struttura adeguata.

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